Patrimonio dell'Umanità, turismo tra i tesori del Veneto
Le ville venete del Palladio, la città di Vicenza, le Dolomiti, l’Orto Botanico di Padova, la città di Verona e le isole della Laguna di Venezia sono beni culturali dichiarati dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità.
Un patrimonio senza paragoni, come testimonianza delle tracce lasciate dai predecessori con la possibilità di diffondere alle generazioni future questi valori universali sui quali si basa l’identità del Veneto. Il principale obiettivo dell’Unesco, una struttura dell’Onu, è di scoprire, proteggere e tutelare i patrimoni naturali e culturali in tutto il mondo, tra questi rientrano queste meravigliose zone del Veneto. Fino a oggi sono cinque le aree venete riconosciute dall’Unesco
- Venezia e la Laguna, iscritta nel 1887 e particolarmente ricca da un punto di vista storico-culturale ma anche paesaggistico-ambientale;
- L’Orto Botanico dell’Università di Padova, dal 1997 Patrimonio Mondiale dell’Umanità, un sito a dislocazione multipla delle ville di Palladio e di Vicenza;
- Dal 2000 la città di Verona;
- Solo dal 2009 le Dolomiti in quanto complesso naturalistico.
L'orto Botanico di Padova
Fino agli anni del Rinascimento era di uso tra gli autori classici influenzare lo studio delle piante, ma grazie all’evoluzione tecnologica con l’invenzione della stampa, che favorì il diffondersi dell’iconografia botanica e di ingenti erbari del Cinquecento, l’interesse per il mondo vegetale ebbe nuova vita.
Questo fu il primo impulso per la nascita e la creazione dei primi orti botanici, il primo fu proprio l’Orto Botanico universitario di Padova, ancor oggi presente nella sua sede originaria. Fu inaugurato nel 1545 nella proprietà dei benedettini di Santa Giustina, e istituito grazie al decreto del Senato della Repubblica Veneta per la coltivazione dei medicamenti generati direttamente dalla natura, da quel momento l’Orto fu un luogo attivo di accumulo e sintesi di numerose discipline.
Un ruolo principale nella realizzazione dell’Orto Botanico, oltre alle caratteristiche botaniche che determinavano la scelta delle piante da coltivare, lo ricoprono anche l’arte e l’architettura influenzandone la struttura e il suo sviluppo.
Infatti fu lo stesso Daniele Barbaro, un appassionato e studioso dell’architettura classica, un allievo di Andrea Palladio, che realizzò l’Orto così come lo vediamo oggi un piccolo paradiso verde molto simile a un giardino racchiuso da mura laterali, un’area di insegnamento e studio con la guida di prefetti dell’Università che da tempo lo dirigono.
La città di Verona
Una città meravigliosa che ha affascinato persino il poeta tedesco Wolfgang Goethe nella sua opera Viaggio in Italia, fu colpito in particolar modo dalla vita della città veneta:
"Durante la sera si prova gioia di vivere e l'aristocrazia esce per la passeggiata. Chi va in chiesa a recitare l'Ave Maria, chi si ferma in Piazza dei Cavalieri si accosta alle carrozze per intrattenersi con le belle signore".
Fu scritto nel 1786 ma il fascino e la magia descritti dallo scrittore rivivono oggi come allora a tal punto che l’Unesco ne ha riconosciuto i meriti. Seconda a Roma per la città che conserva il maggior numero di testimonianze romane in ottimo stato come il teatro, l’anfiteatro, il ponte di pietra, le porte dei Leoni e Borsari, l’arco dei Gavi solo una minima parte di tutti i più importanti reperti che si presentano ai turisti come piccoli tesori che si estendono anche oltre la cinta muraria per raccontare a voi la loro storia.
La città mostra anche le importanti tracce del recente sviluppo economico e politico avvenuto dopo l’anno mille, periodo in cui nel giro di due secolo, diventò uno dei centri più noti di tutta l’Italia settentrionale, in un primo momento fu un Comune fiorente e libero e, successivamente, una signoria dominante degli Scaligeri.
Un esempio è la chiesa di San Zeno, un grandioso esempio dello stile romanico, ma anche a Castelvecchio un maniero edificato verso la metà del Trecento presso la riva dell’Adige.
Le Dolomiti
Le Dolomiti, costituite da una particolarissima roccia composta da carbonato di calcio e magnesio, la loro precisa combinazione fu scoperta nel 1789 da Deodat de Dolomieu e da quel momento il nome passò da Monti Pallidi, a causa del solito biancore che le caratterizza, a Dolomiti.
Nonostante ciò che traspare dal nome originale, c’è un momento nelle calde giornate estive, verso il crepuscolo, in cui queste zone regalano un meraviglioso panorama, indimenticabile, proprio in questo momento la pietra acquista un colore rosato e violaceo creando il fenomeno detto enrosadira, che letteralmente vuol dire “diventare di colore rosa”.
Per molte cime o catene montuose dove questo fenomeno è particolarmente evidente, il nome è dedicato al fenomeno stesso un esempio è il Catinaccio – Rosengarten o le Crode Rosse di Sesto e d’Ampezzo. Attorno a questo fenomeno si è diffusa anche una profezia.
infatti una leggenda narra che re Laurino, in preda al panico per la morte della figlia Ladina che fu rapita dal principe Latemar, inveiva contro il giardino di rose che lo tradì dato che svelò la presenza della sua meravigliosa figlia. Per tale ragione ordinò che non venissero più piantate rose. I re aveva dimenticato il tramonto infatti da quel momento sulle meravigliose montagne del Catinaccio fiorisce l’enrosadira.
Venezia e la sua Laguna
Nel 1718 Bernardo Trevisan descriveva la Laguna di Venezia come se forze opposte, atropiche e naturali rendessero questo ambiente fragile un luogo in continua competizione tra terra e mare.
Un ambiente che presenta costanti variabili dove si alternano acquitrini, barene e canneti così come ne parla Diego Valeri: "così avviene che le prospettive non stiano mai ferme, bastando un velo di nuvola sul sole o un lampo di sole tra le nuvole a stabilire, per l'attimo, distanze e vicinanze, dimensioni e rapporti in assoluto contrasto con la realtà materiale".
Lo scrittore contemporaneo, nato a Venezia, la descrive come una città che rapisce il cuore, una città se sente e vede quasi come se fosse un pesce, in contatto con la terra ferma con un ponte che fa pensare quasi ad una lenza. La città di Venezia, preservata dall’incantevole bacino di acqua salmastra, è oggi riconosciuta Patrimonio Mondiale dell’Umanità dall’Unesco, ma è anche definita una delle città più belle del mondo, una gemma preziosa dal valore inestimabile tra cultura e arte.
Vicenza e le ville del Palladio
In seguito alla scoperta dell’America e all’introduzione di prodotti nuovi, la classe aristocratica veneta iniziò ad assistere ad una importante crisi nelle attività commerciali, e dato ciò decise di investire sempre maggior capitale per lo sfruttamento delle risorse delle zone interne.
Ma l’elemento più interessante e di questa rivoluzione in campo politico della Serenissima sono le numerosissime ville poste nelle aree più suggestive di tutto il Veneto, tra queste ritroviamo anche una delle opere del grande architetto Andrea Palladio.
Sono i risultati e le tracce di una classe emergente colta e sensibile verso le meraviglie dell’arte e della natura ma contemporaneamente impegnate nell’amministrazione delle ingenti proprietà agricole.
Le ville del Palladio sono conosciute in tutto il mondo per l’equilibrio delle proporzioni, l’ingenuità delle forme e i cicli di dipinti che abbelliscono gli interni, formando ciò che rimarrà per i successivi trecento anni uno dei modelli principali per le strutture abitative del proletariato nobile, un’opportunità per il patrizio di godere dell’abituale sfarzo che fa evincere l’elevata posizione sociale di provenienza.
Per tutti i turisti che decidono di visitare questa meravigliosa regione è inevitabile una visita a queste meravigliose opere del Palladio dove si evince il pregio del centro storico di Vicenza grazie anche alla nota Basilica, da poco ristrutturata ma anche l’incantevole teatro olimpico e i molteplici palazzi appartenuti all’aristocrazia locale.