La notte dell'Arena e I veri Promessi Sposi
La notte dell'Arena
Tutti gli abitanti di Verona sanno che il simbolo della loro città, l’Arena, fu edificati in una sola notte. La storia ha inizio con la condanna a morte di un nobile signore che fu detenuto per un’accusa infamante.
Alla vigilia dell’esecuzione il diavolo si presentò al suo cospetto gli spiegò che se avesse edificato un ingente teatro, come i veronesi desideravano da tanto, sarebbe sopravvissuto. Il signore che non aveva le possibilità materiali per costruirlo, tenendo in considerazione la decapitazione del giorno successivo, rifiutò ma il diavolo si offrì di costruirlo al posto suo in cambio della sua anima.
Il ricco signore, impaurito dalla morte imminente, decise di accettare; da quel momento numerosi demoni si misero a lavoro. L’uomo terrorizzato non trovava pace e nella disperazione pregava la Madonna per la sua salvezza affermando di aver accettato il patto con il diavolo per paura.
Le sue preghiere proseguirono per tutta la notte, pochi istanti prima dell’alba, mentre i demoni erano in procinto di terminare l’opera, suonarono le campane dell’Angelus che squarciarono il cielo ancora nel profondo buio, prima che il sole sorgesse, era la Vergine Maria che credendo nel sincero pentimento dell’uomo, inviò i suoi angeli a suonare le campane prima del tempo.
I demoni furono risucchiati dalla terra e, mentre giungeva il giorno apparve un imponente teatro in città anche se incompiuto. A quel punto il diavolo fu sconfitto, il desiderio dei veronesi esaudito e il ricco signore libersto.
I veri Promessi Sposi
In base alle attestazioni di un processo del 1607 in cui fu condannato al carcere a vita Paolo Orgiano, si afferma che i Promessi Sposi vissero a Orgiano, gli atti di questo processo sarebbero giunti nelle mani di Alessandro Manzoni circa due secoli dopo.
Verso la fine del XVI secolo, presso il piccolo borgo sotto il controllo del facoltoso Orgiano, che Manzoni trasformò nella figura di Don Rodrigo, erano numerose le ingiustizie ai danni degli onesti contadini e spesso queste scorribande su commissione di Origiano erano volte al rapimento di giovani fanciulle.
In base agli atti del processo si evince il nome di Fiore, una fanciulla che viveva assieme alla vedova madre. Non servirono a nulla le minacce di Origiano nei confronti della fanciulla, infatti Fiore riuscì ugualmente a sposare Vincenzo, diventando nel romanzo manzoniano Renzo e Lucia. Una notte giungono alla casa della donna i bravi del malfattore per costringerla a raggiungere il palazzo.
Fiore fu protetta da un frate, Ludovico Oddi, nel romanzo compare con il nome di fra Cristoforo, che incita la giovane a ribellarsi, ma purtroppo il frate subirà l’ira dell’Orgiano che finisce sotto processo a causa di un parente del nobil uomo che intercede presso la curia vicentina, infatti in questa storia è anche presente la figura manzoniana del conte zio che in realtà si chiama Settimio Fracazan, il protettore della malfatte.
Se ne deduce l’immagine di una cerchia di nobili molto ristretta e di bravi in possesso di un dominio senza ostacoli su Orgiano, a quel tempo un piccolo paesino rurale. Persino il comportamento irrispettoso che il nobile adotta nei confronti dei giudici durante il processo ricorda la superiorità dei personaggi del romanzo manzoniano verso la propria gente.
Sembra che, nel 1819, anno in cui Manzoni si reca a Venezia, riuscì a impossessarsi degli atti del processo grazie alla sua amicizia con il funzionario dell’impero austriaco Agostino Carlo Rubbi, un processo durato circa due anni innanzi al Consiglio dei Dieci.
Manzoni stesso, nel sottotitolo dell’opera dell’edizione del 1824, parla di una storia scoperta e rielaborata da Alessandro Manzoni. Il collegamento è ovviamente ancora molto incerto ma è affascinante pensare che il principio del più noto romanzo della letteratura italiana moderna si possa ritrovare in un avvenimento realmente accaduto presso le campagne vicentine.
Villa Fracanzan Piovene - Orgiano (Vicenza)
Tel. 0444 874589
Pro Loco di Orgiano: Tel. 0444 874038
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